L'accoppiamento consanguineo

Una delle prime cose che impara chi si affaccia sull'universo dell'allevamento felino è che l'accoppiamento consanguineo, in inglese inbreeding, in tedesco Inzucht, non si deve assolutamente fare. Altrimenti ... succedono cose terribili e chi invece lo pratica è un bell'ignorantone (come si fa a non sapere queste cose !) oppure è un losco individuo senza scrupoli o per lo meno un incapace. E la cosa più strana, addirittura incomprensibile, scandalosa, è che le associazioni feline non lo vietino!

I novellini dell'allevamento si scandalizzano, giudicano, bollano e condannano senza pietà questo e quello e anche quell'altro, in realtà senza neppure conoscere a fondo ciò di cui stanno parlando. Vogliamo perciò spendere qui due parole alla buona sull'argomento.

L'inbreeding  viene effettuato dagli allevatori nei seguenti quattro casi:

1. In un allevamento di piccolissime dimensioni e pochissime risorse economiche, in cui, essendo a corto di riproduttori, ci si senta "costretti" a far accoppiare fra loro ad esempio il padre con la figlia.

2. In un allevamento in cui, non essendoci spazio sufficiente per separare i vari soggetti, si lascia fare e ... sarà quel che sarà.

3. Per fissare alcune caratteristiche particolari.

4. Per smascherare gli eventuali difetti insiti nelle linee di sangue.

 

E' evidente che nei primi due casi la cosa non andava fatta, anche se qualcuno potrebbe obiettare che alla fin dei conti in natura l'accoppiamento consanguineo è  un evento non così raro.

Ma veniamo agli altri due casi: come mai degli allevatori selezionatori, così attenti agli accoppiamenti, a volte praticano l'inbreeding ? Per capirlo, vediamo di esaminare un po' più a fondo la questione.

Ciascuno dei due genitori fornisce al cucciolo una serie di antenati, che, se si è evitato l'inbreeding, saranno tutti diversi fra loro e quindi al piccolo verrà fornito tutto un corredo genetico molto vario. Se invece nel pedigree alcuni nomi si ripetono, si ha quella che i tedeschi chiamano "Ahnenverlust", cioè "perdita di antenati", in altre parole il numero di antenati diversi fra loro diminuisce. E diminuisce quindi la varietà dei geni. Avremo per così dire un individuo geneticamente più specializzato, ma meno a vasto raggio. 

L'imbreeding viene quindi praticato di proposito:

1. Per fissare alcune caratteristiche.

Se ci interessa ad esempio una coda lunghissima e da una madre con coda molto lunga abbiamo ottenuto tre figli con coda corta e tre figli con coda lunga, facendo accoppiare la madre con uno dei figli con la coda lunga, riusciremo a fissare quel carattere. E in genere si ottengono buoni risultati, senza conseguenze negative. Certo, se poi si continua su questa strada, cioè se accoppiassimo la nonna con un nipotino, fisseremmo ancora meglio il carattere coda lunga, ma probabilmente sorgerebbero problemi di altro genere. E, visto che un micio non è costituito solo da una coda, conviene tenere conto anche delle altre caratteristiche.

2. Controllare la "pulizia" delle linee

Ora sappiamo che ciascun individuo ha per ogni qualità una coppia di geni, (non uno solo) e fra questi ci sono i dominanti e i recessivi (lasciamo stare i casi di codominanza, che non ci interessano in questo momento). Ciò significa che, se ad esempio in un soggetto, per la qualità "lunghezza del pelo", i  due geni sono diversi ( pelo corto - pelo lungo), di questi quello dominante si manifesterà, mentre l'altro, pur essendo presente, non sarà evidente. Restando al caso sopra citato, siccome il pelo corto è dominante rispetto al pelo lungo, il micio in questione sarà a pelo corto, ma potrà trasmettere alla metà dei suoi figli il gene pelo lungo. Caratteristica che potrà anche restare nascosta per generazioni e generazioni, finché uno di questi soggetti non si accoppierà con un micio portatore anche lui del gene pelo lungo. E finalmente salterà fuori un micino a pelo lungo, perché gli sarà capitato di avere entrambi i geni di lunghezza del pelo del tipo pelo lungo.

Anche i difetti genetici hanno i loro geni, ad esempio la coda storta.  E di questi difetti alcuni sono dominanti, altri recessivi. E' chiaro che , se un difetto è dominante, è facile da individuare e l'allevatore selezionatore cerca di scartare dalla linea riproduttiva i mici che ne sono portatori. Ma i difetti recessivi sono ben più subdoli, rimanendo nascosti per generazioni e generazioni. Mentre con un accoppiamento consanguineo vengono facilmente a galla. L'inbreeding quindi può essere considerato un metodo per testare la "pulizia" delle linee.

Esistono in natura delle popolazioni di animali e anche di uomini molto imparentati fra loro, che godono di ottima salute e prestanza fisica. Si tratta semplicemente di linee molto pulite.

E come vanno le cose in natura ? In  natura fra gli animali avvengono spesso gli accoppiamenti consanguinei; i soggetti difettosi vengono poi eliminati dalla selezione naturale, mentre  man mano restano i più robusti. Tuttavia  le linee difettose non vengono eliminate del tutto, per conservare una buona varietà genetica. Errore che invece spesso fanno alcuni allevatori troppo zelanti. L'allevamento non è una fabbrica e dovremmo più spesso fermarci ad osservare e rispettare la natura.

Supponiamo però che un allevatore abbia molto lavorato per anni, praticando spesso l'inbreeding,  e sia riuscito a  selezionare una linea pulita da difetti genetici e con ottime caratteristiche fisiche di bellezza e conformità allo standard di razza. Sarà fiero del suo lavoro, ma purtroppo ...! Questi soggetti in genere avranno un'ottima resistenza ad alcuni tipi di malattie (perché possiedono i geni specifici doppi), mentre saranno praticamente indifesi  rispetto ad altre (perché non possiedono per niente i geni specifici per difendersi da queste ultime).

Come si comporta allora in genere un allevatore selezionatore ? Pratica l'inbreeding di tanto in tanto, quando lo ritiene necessario e poi per il resto è costantemente alla ricerca di linee nuove e studia con attenzione i pedigree. Anche se a volte  può capitare che da due soggetti di linee diversissime, acquistati da allevamenti situati a migliaia di chilometri l'uno dall'altro, saltino fuori grossi difetti e poi magari si scopre che, risalendo fino alla quindicesima generazione, si evidenzia una parentela strettissima. O magari i due mici non sono proprio per niente parenti, ma per puro caso sfortunato possiedono entrambi le stesse  caratteristiche negative.

Per concludere, inbreeding sì, ma con molta misura e competenza. Certo sarebbe bello che gli allevatori potessero scambiarsi i risultati dei loro esperimenti anziché farsi guerra vicendevolmente ed essere costretti a nascondere accuratamente gli insuccessi e a questo punto, per vendetta, a nascondere anche i segreti dei successi ottenuti.

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